home > travels > viaggio in nuova caledonia fai da te
Questo lontano e sconosciuto arcipelago del Sud Pacifico ha popolato i miei sogni di viaggio per diversi anni, finchè all'inizio del 2011 la decisione di partire è stata presa ed è iniziata l'organizzazione vera e propria del viaggio: il nostro sogno stava iniziando a concretizzarsi!
L'organizzazione è stata curata interamente da Filippo e da me, no tour operator; ci siamo appoggiati ad una agenzia di viaggio locale solo per prenotare i voli interni tra le isole. Data la complessità dell'itinerario, le difficoltà nell'organizzazione non sono state poche: si trattava di far coincidere voli, spostamenti ed alloggi alberghieri tra 4 isole diverse, nella maniera più razionale possibile.
Informazioni per il viaggio in Nuova Caledonia.
DOVE SI TROVA LA NUOVA CALEDONIA?
La Nuova Caledonia è un arcipelago che si trova nell'Oceano Pacifico sul tropico del Capricorno, nell'emisfero australe del nostro pianeta, tra l'Australia e la Nuova Zelanda. É formato da un'isola principale, la Grande Terre, lunga circa 500 km e sulla quale si trova il capoluogo Noumea, e da una serie di isole più piccole raggiungibili in traghetto oppure in aereo: a sud c'è l'Isola dei Pini, e a nord-est ci sono le Isole della Lealtà: Ouvea, Lifou e Marè .
IL NOSTRO ITINERARIO IN NUOVA CALEDONIA
LE ATTRATTIVE DELLA NUOVA CALEDONIA.
Il motivo fondamentale di attrazione consiste sicuramente nella straordinaria bellezza della natura e del mare: molti tratti della grande laguna che circonda la Grande Terre e l'Isola dei Pini, e l'intera laguna dell'isola di Ouvea, sono patrimonio dell'Unesco. Chi pratica sub l'apprezzerà ancor di più, ma anche soltanto facendo snorkeling si possono ammirare coralli dai colori e dimensioni stupefacenti e tantissimi pesci e creature marine anche vicino a riva. Noi abbiamo avvistato uno squalo, tartarughe e una manta, tutti molto vicini alla riva, oltre ad un'infinità di pesci colorati durante lo snorkeling.
Paesaggisticamente parlando, s'incontrano panorami completamente diversi tra loro a seconda se ci si trova sulle isole più piccole oppure sulla Grande Terre: le isole della Lealtà sono essenzialmente pianeggianti con una rigogliosissima ed intatta vegetazione, mentre i pochi centri abitati si trovano sulle coste, sul cui profilo si alternano spiagge di sabbia bianchissima a ripide falesie e scogliere. La barriera corallina in molti casi arriva fino a riva ed è possibile ammirare coralli ed una grande moltitudine di pesci semplicemente mettendo piede in acqua dalla spiaggia.
La vegetazione è costituita da palme da cocco, flamboyant e dai magnifici pini colonnari, presenti soprattutto sull'Isola dei Pini: l'accostamento di questi ultimi ai paesaggi marini conferisce ad alcuni scenari naturali un'atmosfera quasi surreale.
Sulla Grande Terre invece la montagna più alta raggiunge i 1600 metri, ed il terreno assume colorazioni di rosso intenso nel Sud e nelle zone minerarie. In Nuova Caledonia infatti il terreno è ricchissimo di minerali, soprattutto nichel e cromo.
Il periodo migliore, climaticamente parlando, dovrebbe essere tra ottobre e novembre; tra gennaio e marzo le piogge sono più frequenti. I nostri mesi estivi tra maggio e settembre sono gradevoli come temperature e poco piovosi, ma il mare non è caldo come nei mesi invernali. Noi abbiamo fatto 3 settimane di soggiorno tra dicembre e gennaio, approfittando delle vacanze di Natale. Sfortunatamente abbiamo avuto parecchio maltempo, la coda di un ciclone che era passato sull'Australia ha provocato forti piogge ed anche alluvioni nel sud della Grande Terre. Questo ha limitato le attività e le escursioni in mare che avremmo voluto fare, ma non ha tolto nulla alla bellezza del viaggio.
IL TESSUTO SOCIALE E L'OSPITALITA'
Una della cose fondamentali da sottolineare per capire un poco come funzionano le cose in questo lontano angolo di mondo, è sapere che il tessuto sociale si articola intorno a tre nuclei di abitanti: ci sono gli europei o comunque bianchi che abitano a Noumea e spesso giungono qui per lavorare per la filiale di qualche impresa o per un'ente statale (la Nuova Caledonia è una Collettività d'Oltremare della Francia - ex Territorio d'Oltremare); i caldoche, che invece sono i discendenti dei primi bianchi arrivati qui circa un secolo e mezzo fa a seguito delle deportazioni nelle colonie penali francesi, essi abitano sulla Grande Terre, sono allevatori di bestiame e gestiscono ranch e fattorie; ed infine i kanak, gli abitanti originari di queste isole, di origine melanesiana.
I kanak vivono suddivisi in clan e tribù, all'interno delle loro abitazioni tradizionali; cercano di preservare le proprie tradizioni e stili di vita e non sembrano molto interessati a quello occidentale, di stile di vita, spesso perseguono un'economia di pura sussistenza, lavorando soltanto "quando ne hanno bisogno".
Il turismo in Nuova Caledonia non è ancora molto sviluppato e le possibilità di alloggio come visitatore non sono molte, il numero di strutture è limitato: si può scegliere tra campeggi, gîte ed alloggi presso gli abitanti offerti dalle tribù, oppure i classici hotel; il divario tra questi due tipi di sistemazioni è spesso notevole: il lusso per gli hotel, e l'estrema rusticità per gli altri alloggi. Molti gite hanno anche un'area attrezzata per il campeggio ed i servizi igienici sono in comune, l'ospite dorme all'interno di piccole capanne, a volte attrezzate con un letto, altre volte con dei semplici materassi stesi a terra.
Le persone sono gentili ma vivono chiuse in strette cerchie, perciò se si vuole capire un poco di più del loro stile di vita, usi e costumi, può essere molto interessante soggiornare presso le tribù, almeno per qualche notte. La stessa cosa vale quando ci si trova sulla Grande Terre: ranch e fattorie offrono ospitalità ed in certi periodi dell'anno è possibile assistere a manifestazioni di rodei e fiere di campagna.
...fatte queste dovute premesse... si parte!!!
11 DICEMBRE 2011: PARTENZA
E' la mattina del giorno della partenza, e nonostante l'ansia da viaggio, siamo in ottima forma. Il nostro volo decolla alle 10,15 dall'aeroporto di Bologna, e dopo aver salutato il solito micio che ci guardava come dire: e adesso, dov'è che state andando?? Ci chiudiamo la porta di casa alle spalle ed inizia la nostra avventura.
Il volo AirFrance è puntuale, con la classe Premium Voyageur abbiamo il check-in prioritario nella stessa fila della business, non male come inizio, nessuna coda e si procede spediti. Arrivati all'aeroporto CDG di Parigi, ci dirigiamo verso il cambio di terminal per raggiungere il gate del volo intercontinentale che in 11 ore e mezza circa ci porterà in Giappone, seconda tappa del lunghissimo viaggio. un'area tranquilla e silenziosa a bordo del boeing 777 è dedicata alla classe Premium Voyageur, si tratta di solamente 24 posti. Le sedute non s'inclinano molto di più dell'economy, ma sono comode, si possono sollevare le gambe, c' è molto spazio in più.
Alle 9,20 del mattino, ora di Osaka, finalmente atterriamo in Giappone con le prime 8 ore di fuso orario da smaltire. Passiamo i controlli dell'immigrazione, che sono maniacali, ma nonostante tutto abbastanza scorrevoli: scansione della temperatura corporea, foto, impronte digitali e dogana... ammazza!! Una volta all'esterno, cerchiamo il nostro Hotel Nikko Kansai prenotato per una notte (e un giorno), e che dovrebbe essere proprio lì da qualche parte. Un gentile signore giapponese ce lo indica ed attraversata una galleria sopraelevata ci troviamo all'entrata, sono solo pochi minuti a piedi e non c'è nemmeno bisogno di una navetta. Crolliamo sul letto con l'intenzione di dormire un po', ma non tanto, per cercare di abituarci il più presto possibile al fuso orario ed invece.. ci svegliamo 8 ore dopo!
Ormai è sera, dobbiamo ingannare il tempo per far arrivare l'indomani mattina, gironzoliamo per i negozi e ristoranti dell'aeroporto, ceniamo, completamente rimbambiti. La mattina seguente il volo per Noumea è a mezzogiorno, ma la notte non riusciamo a dormire tanto, accidenti al fuso orario.
Dopo altre 9 ore di volo, DUE GIORNI E MEZZO DI VIAGGIO e 10 ore di fuso orario, sconvolti come non mai, finalmente atterriamo all'aeroporto internazionale di Noumea, Nuova Caledonia. Sono le 22,30 ora locale, la navetta dell'Hotel Le Lagon ci aspetta all'uscita dall'aeroporto; anche una ventata di aria caldissima ci aspetta all'uscita, che bello!! Ritirati tutti i bagagli, contatto la postazione dell'agenzia viaggio per ritirare i voucher dei voli interni già prenotati, e che dovremo utilizzare nei giorni seguenti. Una signora seduta dietro ad un banchetto ci consegna semplicemente la busta.. niente ricevuta, niente richiesta di documenti.. si fidano che siamo proprio noi, OK, controllo e mi sembra tutto a posto, possiamo partire per il centro città.. Fino ad ora è andato tutto alla perfezione, quando inizierò a mettermi tranquilla??
Durante il tragitto di circa un'ora guardiamo fuori dal finestrino per capire dove cavolo siamo capitati, c'è buio pesto e a questo punto la curiosità è veramente incommensurabile! Arriviamo all'hotel che è circa mezzanotte e mezza, e l'ambiente che ci accoglie ci rinfranca parecchio, un elegante ed accogliente appartamento, con tutti i confort. Crolliamo di nuovo sul letto. Dopo circa 4 ore mi sveglio in preda agli incubi perchè non so dove sono... decisamente c'è un po' di stanchezza da smaltire e ancora non sono tranquilla! ci rendiamo conto che fuori è l'alba, sta sorgendo il sole sul nostro terrazzo a Noumea, la nostra prima alba nel Pacifico! Vista l'alba, ci ributtiamo sul letto a dormire, esausti.
14 - 17 Dicembre: soggiorno a Noumea.
Trascorriamo i nostri primi giorni in Nuova Caledonia cercando di riprendere il fuso orario ed ambientarci.
Cerchiamo di mollare gli ormeggi piano piano per entrare nella dimensione della vacanza, il clima è quanto di più piacevole ci si possa aspettare, le nuvole ogni tanto attenuano il caldo, altrimenti le temperature in pieno sole sarebbero molto elevate. Iniziamo con la protezione solare 50, poi si vedrà. <
Noumea è una città con diverse attrattive, in questi 4 giorni alterniamo la vita da spiaggia alla visita della città, girando con gli autobus locali e chiedendo indicazioni alla gente del posto. A pochi minuti a piedi dal nostro albergo ci sono il centro commerciale e la spiaggia cittadina di Anse Vata, una lunga spiaggia di sabbia con un mare turchese; siamo all'estremità sud della penisola su cui sorge Noumea, e la zona è molto tranquilla. Ad Anse Vata si può visitare il grande Acquario, che dicono sia molto bello, ma noi abbiamo preferito andare direttamente in acqua a vederli, i pesci, non siamo venuti fino a qua per vedere degli acquari!
Escursione in barca all'Ile aux Canards
A proposito di vita sottomarina, la cosa migliore da fare a Noumea per iniziare subito a rendersi conto di quali meraviglie si celino in questo mare, è scegliere di fare un'escursione o un'uscita in barca in giornata. La più gettonata di solito è quella verso l'atollo Amedée, ma senza andare per forza fino al porto turistico, anche dalla spiaggia di Anse Vata è possibile raggiungere con pochi minuti di taxiboat due isolette al largo: l'Ile aux Canards e l'Ilot Maitre (quest'ultimo ospita anche un lussuoso hotel, l'unico che io sappia in tutta la Nuova Caledonia che abbia anche i bungalow overwater).
Optiamo per l'Ile aux Canards, che dista appena pochi minuti di barca; alle 8 del mattino siamo gia' alla partenza dei taxiboat, paghiamo direttamente alla partenza (non c'è bisogno di prenotare) e concordiamo un orario per il ritorno nel pomeriggio.
L'atollo offre tre "percorsi" da scoprire al visitatore: quello artistico, con una serie di grandi sculture e totem in legno di artisti caledoniani, allineati sulla spiaggia ed in vari punti dell'isoletta; quello naturalistico, con la possibilità di osservazione degli uccelli che nidificano sull'isola in una zona protetta; e quello sottomarino, con un percorso guidato di snorkeling, segnalato con delle boe, per ammirare le bellezze sottomarine. Quest'ultimo è quello che ci ha entusiasmato di più, a pochi metri da riva ci sono fondali meravigliosi, spugne enormi ed una gran moltitudine di pesci; ad ogni boa è fissato un cartello sott'acqua che illustra quello che si può ammirare in quel punto, ci è piaciuto un sacco, ed inoltre è un percorso abbastanza facile anche per due poco allenati come noi, anche se sotto la pioggia la visibilità del fondale non è al massimo.
Sull'isola sono presenti anche un bel ristorante posizionato sotto un farè in stile melanesiano, e lettini e parasole in affitto per la giornata.
Dopo il lauto pranzo a base di tonno alla griglia, ci posizioniamo sui lettini per riposare da cotanta fatica, il sole però proprio non ne vuol sapere di farsi vedere, anzi verso le 15, quando vediamo avvicinarsi il taxiboat, decidiamo di rientrare anticipatamente, perch è la pioggerella nel frattempo si è trasformata in diluvio, ed è inutile continuare a stare lì. Come noi anche la maggior parte degli altri avventori dell'isoletta decide di abbandonare il campo, soltanto un gruppo di ragazzi del posto si butta invece in acqua con tanto di vino e birra al seguito nell'allegria generale!
Il Centro Culturale Tjibaou di Noumea e la cultura Kanak.
Per visitare Noumea non c'è niente di meglio che prendere un autobus ed iniziare a gironzolare; da nord a sud della città, diverse baie si susseguono le une alle altre, dalla Baie des Citrons, all'Anse Vata, con una bella promenade sul lungomare ed un porto turistico. Tappa obbligata una volta arrivati in centro, è la Place des Cocotiers, con il suo gazebo ottocentesco al centro di un'area verde in cui spesso vengono organizzati eventi e concerti. Essendo che tra un po' è Natale, noi ci troviamo un enorme albero addobbato e bancarelle di ogni tipo, l'atmosfera festosa è un po' smorzata dalla pioggia e dai grigi nuvoloni, ma almeno non fa tanto caldo.
A pochi passi dalla Place De Cocotiers si trova la stazione centrale degli autobus, prendiamo la linea che porta al Centro Culturale Tjibaou, che si trova in periferia, sulla penisola di Tina in riva al mare. Costruito tra il 1995 e il 1998 dall'architetto italiano Renzo Piano, è dedicato alla memoria dello scomparso leader indipendentista Jean Marie Tjibaou (considerato in Nuova Caledonia come una sorta di padre della patria) ed alla cultura kanak, di cui egli si era fatto portavoce negli anni difficili delle lotte indipendentiste contro la Francia, ormai più di vent'anni fa.
La Nuova Caledonia, infatti, è attualmente una Collettività d'Oltremare della Francia, ma le popolazioni kanak di origine melanesiana, che da sempre abitano queste terre, con l'Europa hanno ben poco da spartire.
Essi difendono strenuamente le loro tradizioni, portate avanti al prezzo di un forte isolamento; vivono infatti in tribù e clan, praticamente delle grandi famiglie allargate, all'interno dei quali il capo costituisce un punto di riferimento sia come autorità morale che da un punto di vista amministrativo.
L'architettura dei grandi padiglioni costruiti da Renzo Piano richiamano proprio quella delle tipiche case kanak, costruite in legno, e con una struttura semielastica che vibra al soffio del vento. Ospita mostre permanenti e temporanee dedicate ad artisti caledoniani ed alla storia delle isole, e poi sono presenti una biblioteca ed una sala audiovisivi. Abbiamo visto l'interessante mostra dedicata alle opere dei pittori Roland e Paul Mascart, che vissero a lungo in Nuova Caledonia degli ann '30 ritraendo le popolazioni locali e dando così una valida testimonianza dell'epoca. La Nuova Caledonia è stata colonizzata a partire da metà dell'ottocento, dai missionari cristiani prima, ed utilizzata come colonia penale dalla Francia, poi. Pensate che soltanto a partire dai primi del '900 si arrivò a decretare che le popolazioni locali avevano diritto allo staus di "essere umano", incredibile a pensarci con la mentalità di oggi. Al bookstore si possono acquistare interessanti pubblicazioni sulla storia delle isole e valide guide turistiche.
All'esterno del Centro Culturale, all'aperto, ci sono le ricostruzioni di alcune abitazioni tipiche melanesiane, con i simboli delle tribù; si possono visitare e fotografare anche dall'interno a differenza dei padiglioni centrali, all'interno delle esposizioni non è consentita nessun tipo di foto o ripresa.
I primi giorni di vacanza trascorrono così piacevolmente ed in fretta; arriva sabato 17 dicembre e ci trasferiamo all'Isola dei Pini.
Noumea è una piacevole città, attrezzata per il turismo, molti addirittura vi trascorrono l'intera vacanza in Nuova Caledonia, ma chi non si sposta sulle isole minori si perde qualcosa di veramente indescrivibile.
L'Isola dei Pini credo che sia giustamente considerata come una delle isole più belle al mondo, non che io le abbia viste tutte ovviamente, ma non v'è dubbio che qui si percepisca un'atmosfera unica.
Arriviamo nel tardo pomeriggio con il penultimo volo AirCaledonie della giornata; la vista dall'alto del breve volo di 25 minuti è stata già di per sè uno spettacolo: una laguna sconfinata disseminata di atolli, lingue di sabbia e colori del mare indescrivibili. L'aeroporto è molto piccolo ma è uno dei più carini e curati che io abbia mai visto; mentre attendiamo la navetta del gîte, che tarda ad arrivare, qualcuno ci chiede chi stiamo aspettando e poi ci risponde di non preoccuparci perchè la navetta sta arrivando... Difatti la signora che arriva col minibus aveva una nota sbagliata riguardo all'orario del nostro arrivo, perciò abbiamo aspettato quasi un'ora, ma fa lo stesso.
Il tragitto verso il gite Nataiwatch dura appena 15 minuti, si sta facendo sera e le luci si allungano tra gli alti pini colonnari e la fitta vegetazione di quest'isoletta; imbocchiamo una stretta stradina con alberi che intrecciano i rami in alto come a formare una specie di galleria, ed improvvisamente sbuchiamo in una radura: da una parte c'è la baia di Kanumera con il suo isolotto sacro al centro ed il sole che sta tramontando all'orizzonte, e dall'altra la baia di Kuto, con la sua lunghissima spiaggia di sabbia bianca. L'atmosfera, le luci ed i colori.. è tutto completamente surreale, sembra di essere al centro di un palcoscenico o di una rappresentazione teatrale.. non sembra vero!! Giriamo la testa a destra e sinistra increduli ai nostri stessi occhi e siamo già emozionati nei nostri primi minuti di soggiorno su quest'isola. Sono seduta di fianco alla signora che guida il minivan, che si accorge della mia emozione e sorride.
Una volta arrivati al gite, facciamo un velocissimo check-in, prenotiamo la cena, e ci precipitiamo in spiaggia: sulla baia di Kanumera ci sono soltanto poche persone che passeggiano, è ormai quasi buio e l'ultima luminosità della giornata ci regala un'atmosfera da sogno. Abbiamo già capito di essere in un posto da favola.
La mattina seguente ci svegliamo riposati e di ottimo umore, il sole splende alto nel cielo e di buon'ora ci rechiamo a fare colazione; i pasti qui al ristorante del gîtesono semplici ma gustosi, si mangia seduti ai tavolini di plastica o nelle tavolate con panche in legno, sotto una tettoia all'ombra e coi piedi nella sabbia. Il nostro bungalow è spartano ma accogliente, con una bella veranda all'aperto ed un fantastico Ipad in dotazione da cui navigare su internet gratuitamente ed utilizzare skype per telefonare a casa.
Le escursioni da fare in mare qua sarebbero parecchie: gli atolli nella laguna, la piroga tradizionale nella baia di Oro, però noi non abbiamo voglia di programmare nulla (bisogna sempre prenotare le escursioni con almeno 24 ore di anticipo) e dedicarci al relax total per i primi 2 giorni, per il terzo avremo una macchina a noleggio. Trascorriamo questi giorni gironzolando nei dintorni con le biciclette (ma quanto erano scomode però?! il sellino sembrava di legno), facendo snorkeling e oziando sulle magnifiche spiagge di Kanumera, che dista pochi minuti a piedi dal nostro bungalow immerso nel bosco, e Kuto, la più bella spiaggia che io abbia mai visto in vita miaaa!!
La sabbia di un bianco accecante, il mare turchese e la vegetazione lussureggiante fatta di pini colonnari, flamboyant e palme da cocco, ci regalano le inquadrature perfette per i nostri scatti fotografici.
L'Isola dei Pini si gira tutta tranquillamente in una giornata con un'auto a noleggio, anche le strutture turistiche organizzano escursioni ma sono parecchio care, quindi secondo me è meglio essere autosufficienti. Una volta avuta la nostra vettura a noleggio (65 euro per un giorno) siamo partiti verso sud la mattina presto alla volta di Vao, il capoluogo dell'isola, dove una chiesetta costruita dai primi missionari, il municipio e l'ufficio postale sembrano essere gli unici edifici: ma la gente dove abita?
In effetti la popolazione qui è molto riservata e tranquilla, si scorgono ai lati della strada le tipiche abitazioni melanesiane, dette case, a volte costruite accanto a casette più moderne in cemento; la vita delle comunità ruota attorno alle chefferie (le case dei capi) e ad una serie di edifici per la vita in comune, con tettoie e tavoli per mangiare, giocare e stare insieme all'aperto. Mentre si guida bisogna prestare molta attenzione, le strade sono in buono stato, ma le persone camminano in mezzo alla strada, bambini, adulti ed animali tutti insieme, i cagnolini inseguono la tua macchina correndo fino a sfiatarsi, ed i ragazzini ti bloccano in mezzo alla strada solo per dire bonjour!, salvo poi essere aspramente rimproverati dalle mamme che prontamente accorrono alla vista delle bravate dei loro figlioli.
Mi hanno colpito molte le donne della Nuova Caledonia: il loro abbigliamento, portano quasi tutte le vesti tradizionali, grandi e larghi scamiciati di stoffe variopinte e colorate, che spesso nascondono una corporatura non proprio esile, un piglio deciso ed uno sguardo un po' severo che poi però spesso si scioglie in un sorriso... Le persone in generale non amano troppo essere fotografate, e non è gradito nemmeno che si fotografino le case dei capi. In linea generale, bisognerebbe chiedere il permesso per un sacco di cose: passare su di un territorio, fotografare un monumento... ci sono una serie di regole non scritte impossibili da conoscere per un visitatore, bisogna farsi spiegare dagli abitanti ed in ogni caso comportarsi sempre in maniera rispettosa.
Dopo il paese di Vao e la sosta al memoriale della baia di Sant Maurice, che ricorda lo sbarco dei primi missionari sull'isola nel 1848, sfuggiamo appena in tempo ad un pulmino carico di giapponesi ed americani che scattano fotografie all'impazzata e proseguiamo verso la destinazione principale della nostra giornata: la piscina naturale di Oro.
Ci si arriva seguendo l'unica strada possibile, si lascia la macchina nel piccolo parcheggio e si prosegue a piedi. Per raggiungere la piscina naturale bisogna dirigersi verso destra guadando la laguna e seguendo il corso dell'acqua, il cui livello può variare da 20-30 cm fino ai 70/80 cm a seconda della marea. Si prosegue poi lungo un sentiero nel bosco e dopo circa 15 minuti si arriva a questo grande specchio d'acqua contornato dalla spettacolare coreografia degli altissimi pini colonnari, talmente belli che sembrano dipinti. Qui ci sono parecchie persone, ma il silenzio è assoluto, tutti si guardano intorno forse aspettando la salita della marea, seduti su qualche stretto lembo di spiaggia oppure fanno snorkeling al centro della laguna, dove c'è sempre una profondita' di 2-3 metri e ci sono belle formazioni coralline ed un sacco di pesci colorati.
Riprendiamo la strada del ritorno guadando la riviere sablée, un lungo corso d'acqua di mare che sfocia nella baia di Oro; è un percorso bellissimo, fatto anche questo nel silenzio più assoluto, questa volta però c'eravamo solo noi contornati dai pini colonnari e dalla falesie. Per ritornare al punto di partenza, infine, bisogna seguire il sentiero che scollina di nuovo sull'altro versante della baia, passando davanti ad un bel camping ed al ristorante Le Kou-gny, con i suoi tavoli sistemati nella sabbia bianchissima... che bel posto per un pranzetto, per la prossima volta è da tenere in conto!!
Riprendiamo la strada del ritorno guadando la riviere sablée, un lungo corso d'acqua di mare che sfocia nella baia di Oro; è un percorso bellissimo, fatto anche questo nel silenzio più assoluto, questa volta però c'eravamo solo noi contornati dai pini colonnari e dalla falesie. Per ritornare al punto di partenza, infine, bisogna seguire il sentiero che scollina di nuovo sull'altro versante della baia, passando davanti ad un bel camping ed al ristorante Le Kou-gny, con i suoi tavoli sistemati nella sabbia bianchissima... che bel posto per un pranzetto, per la prossima volta è da tenere in conto!!
Lasciamo a malincuore la baia di Oro, e rientriamo verso Kanumera completando il giro dell'isola da nord, altre baie si susseguono come quella di Gadji e la baia des Corbeilles, tutte isolate e senza un'anima viva in giro; qui di spiaggia ce n'è poca ed è probabilmente questo il motivo per cui le strutture turistiche sono tutte concentrate da un'altra parte, la zona è comunque molto bella, adatta anche per andare a cavallo e fare passeggiate, c'è un maneggio proprio sulla baia di Gadji. In ogni baia in cui ci fermiamo io mi tuffo a fare il bagno, avrò fatto 10 bagni quel giorno lì, non potevo perdermene neanche uno.
Prima di riconsegnare l'auto, riempiamo il serbatoio in quello che ci è sembrato essere l'unico distributore dell'isola, e compriamo qualcosa da mangiare nell'unica boulangerie dell'isola, e prima di concludere la giornata ci soffermiamo anche un attimo presso il cimitero dei deportati, dove una commovente targa ricorda quanti furono esiliati qui a seguito dei fatti sanguinosi della Comune di Parigi del 1871, e non rividero mai più la patria. Anche questa è l'Isola dei Pini.
Seconda parte: Lifou, Ouvea, giro della Grande Terre
21-29 dicembre, Lifou: l'isola dai mille volti.
Con un magone pazzesco (3 giorni sono assolutamente troppo pochi da dedicare all'Isola dei Pini) la mattina del 21 dicembre ci rechiamo di nuovo all'aeroporto per raggiungere Lifou, la più grande delle isole della Lealtà. Dobbiamo fare scalo all'aeroporto domestico di Magenta, non esiste volo diretto, e la nostra coincidenza migliore possibile ci costringe ad aspettare diverse ore, pranziamo nell'unico bar e finalmente verso le 15 atterriamo a Lifou. Anche in questo caso, lo spettacolo inizia dall'alto: l'isola è pianeggiante e verdissima, pare quasi non abitata, si vede solo una foresta sconfinata.
Il piccolo aeroporto è certamente meno curato di quello dell'Isola dei Pini, primo segnale della diversità del turismo sulle isole, all'Isola dei Pini era tutto tirato a lucido, qua decisamente no. Ritiriamo uno solo dei nostri 2 borsoni, l'altro sarà imbarcato col volo successivo perch è i bagagli del totale dei passeggeri erano troppi; prima delle feste infatti gli abitanti delle isole si riversano a Noumea per fare compere ed all'imbarco c'era veramente di tutto, dai pacchi alimentari, ai regali per i bambini... qualsiasi cosa!
All'uscita scorgiamo un signore un po' buffo e sorridente che ci aspetta con un cartello in mano.. yeahhhh questa volta si parte subito alla volta dell'Hotel!
Il nostro hotel Oasis de Kiamu è situato in posizione panoramica in cima ad una falesia a strapiombo sul mare, con una piccola piscina e bungalow con cucina sparsi nel giardino. In teoria dovrebbe essere un hotel 1 stella, in realtà, a me è sembrato un 3 stelle, è veramente molto bello, appena rinnovato (le foto sul sito non c'entravano niente col nuovo aspetto della struttura). Cerchiamo di sistemarci, ma sfortunatamente, il borsone che abbiamo potuto ritirare era quello con la biancheria sporca ed i teli da mare bagnati (!!), quello coi vestiti puliti e tutto il resto è rimasto a Noumea, così non abbiamo niente da metterci, Filippo nemmeno il costume.
Mentre attendiamo che ci portino la valigia, parlo con la receptionist per capire se c'è la disponibilità di una macchina a noleggio, per la quale avevo scritto un bel po' di mail nei giorni precedenti, ottenendo però solo risposte un po' vaghe. Senza macchina a noleggio qua si resta completamente isolati, Lifou è grande, il negozio alimentare più vicino si trova a 20 km, il nostro bagaglio non arriva e continua a piovere. Piccolo momento di sconforto, ma poi passa. Finalmente verso le 9 di sera ci consegnano il bagaglio... alleluia!!!!!
La mattina seguente ecco che arriva anche l'autonoleggiatore, cerchiamo di capirci parlando in francese ma devo farmi ripetere tutto 3 volte, alla fine riusciamo a farci consegnare questa benedetta macchina. Finalmente siamo indipendenti ed iniziamo ad esplorare i dintorni, il primo passaggio è al supermercato Korail (e come altro si poteva chiamare??) di Wè, capoluogo ed unica cittadina dell'isola; considerando che Lifou è un'isola grande come la Martinica, i conti sono presto fatti: la densità di popolazione qua è veramente bassissima. Facciamo rifornimento per la nostra attrezzata cucina, in questi 5 giorni cucineremo per conto nostro senza usufruire del ristorante dell'albergo, in modo da contenere un po' i costi. Il tempo è brutto ma sistemata la spesa partiamo all'arrembaggio di Lifou.
L'isola è verdissima come ci era parsa dall'aereo, il nostro albergo si trova nel territorio della tribu di Jozip, una zona molto curata, in cui le piccole abitazioni, alcune di tipo tradizionale altre invece moderne villette, si susseguono lungo la strada alternandosi a piccoli cimiteri ubicati proprio tra un'abitazione e l'altra, rari negozietti alimentari e spiazzi e radure in cui si ergono piccole e grandi chiese, protestanti o cattoliche, nel bel mezzo del nulla oppure proprio in riva al mare. Questa caratteristica, degli innumerevoli edifici religiosi, la si può ritrovare su tutte le isole, molto spesso alle chiese sono affiancate statue o piccoli memoriali che ricordano lo sbarco dei primi missionari o altri eventi.
Ci dirigiamo verso la baia di Luengoni, una lunghissima spiaggia di sabbia bianchissima, al cui largo si trovano alcuni isolotti corallini dalla caratteristica forma a fungo rovesciato intorno ai quali fare snorkeling. Il colpo d'occhio è veramente stupendo, la sabbia sembra farina, i piedi affondano nella battigia ben oltre la caviglia ed il mare è turchese anche se la visibilità non è buona a causa del maltempo. Ci buttiamo in acqua a fare snorkeling e dopo un po' chi ti vedo? Una tartaruga, proprio lì', a pochi metri dalla riva! I pochi visitatori presenti sulla spiaggia, e alcuni bambini del posto, tutti cercano di osservarla oppure di fotografarla, ma lei, resasi conto del piccolo trambusto che stava provocando, immediatamente si allontana. Scomparsa la tartaruga, ecco che alcune persone si radunano attorno a qual così altro: sulla battigia è apparso un tricot rayé, piccolo serpente di mare dalla colorazione grigio-azzurra.
Mannaggia la miseria, questo serpentello è molto pericoloso e io, nella foga di fotografare la tartaruga, non stavo guardando minimamente dove mettevo i piedi. Per fortuna che ci sono i bimbi kanak che ci spiegano tutto, e ci mettono anche in guardia da alcune minuscole medusine di un blu meraviglioso che si trovano in acqua e che possono pizzicare un poco.
Decisamente, qua è la natura ad essere protagonista, e a parte un po' di preoccupazione per il serpentello, questa cosa mi esalta da morire, Lifou mi ha già conquistata completamente.
Nei giorni seguenti, continuiamo ad esplorare l'isola, al sud ci sono un paio di altri luoghi che meritano di essere visti: le alte scogliere di Xodre, con le falesie a picco sul mare contro le quali s'infrangono impetuose le onde, la baia des Tortues, piccola, graziosa e riparata, in cui rilassarsi e fare lunghe nuotate e le grotte Joueuex de Luengoni, visitabili con una guida locale.
Salendo a nord, invece, da non perdere è lo snorkeling nella baia di Jinek, l'unico luogo dell'isola in cui abbiamo visto una certa affluenza turistica. La baia è rinomata per il grande acquario a cielo aperto costituito dalle innumerevoli formazioni coralline tra le quali è possibile fare uno snorkeling meraviglioso in pochi metri d'acqua.
Il luogo è bellissimo, la baia è riparata ed il mare calmo, non c'è spiaggia ma un piccolo prato con alcuni punti dai quali si può scendere in acqua tramite delle scalette; purtroppo, dato che, nel vicino paese di Easo, attraccano enormi navi da crociera, intere frotte di turisti sbarcano in questo luogo e si recano a piedi fino alla baia.
Abbiamo visto di tutto: signore arrivare vestite di tutto punto e coi tacchi alti che, tolte le scarpe, ma perfettamente truccate e pettinate, cercavano il punto migliore per scendere in acqua, salvo poi farsi un male incredibile sui coralli perch è ovviamente non avevano le scarpette... Altri lamentarsi del fatto che non c'era la carta igienica nel bagno (ma di cosa ti lamenti?? in un posto del genere, ringrazia che il bagno c'è.. ), e infine, cosa molto più grave, persone molto stupide farsi le foto in piedi sui coralli al largo nella baia... volevo andare lì e menarli tutti quanti, questi cretini.
In questo luogo, così bello ma apparentemente così frequentato (non sappiamo se tutta questa gente sbarchi qui tutti i giorni), soltanto alcuni poveri cartelli scritti a mano rappresentano gli unici inviti a rispettare la natura: non toccare i coralli, non usare creme solari prima di entrare in acqua, perch è si ritiene che i componenti chimici degli spettri solari danneggino il corallo, ma evidentemente a nessuno degli avventori del luogo gliene fregava niente, che tristezza incommensurabile.
Dopo aver fatto snorkeling in lungo e in largo nella baia, siamo rimasti a Jinek fino a metà pomeriggio, quando anche tutti i crocieristi se n'erano ormai andati, poi, prima di rientrare a Jozip, siamo andati fino all'estremo nord di Lifou, dove si trovano delle altre bellissime scogliere a picco sul mare, le falesie di Jokin, questa volta affacciate su una baia turchese dal mare piatto e calmissimo.
Per arrivarci si attraversano alcuni piccoli centri abitati, belle piantagioni di vaniglia e un paesaggio veramente idilliaco: quando si arriva al paese, in fondo alla strada, oltre all'immancabile grande chiesa, c'è un piccolo gîte ed una terrazza panoramica. Alcuni ragazzi stavano scendendo fino al mare sulle rocce attraverso dei rudimentali gradini, dev'essere stupendo fare il bagno laggiù, e la natura è tale che sembra che debba spuntare qualche animale preistorico da un momento all'altro.
NATALE IN NUOVA CALEDONIA
Per la sera della Vigilia di Natale il ristorante dell'hotel offre una cena speciale a cui noi prendiamo parte, i tavoli sono imbanditi a festa e ci sono fiori ovunque, il menu prevede antipasto di aragosta, una portata di pesce, e una di carne, un vero piccolo capolavoro, l'abbiamo apprezzata molto ed anche il prezzo era decisamente ragionevole. Il massimo delle stelle per lo chef di questo ristorante, l'unico piccolo momento di mondanita' del nostro soggiorno a Lifou.
Il 25 dicembre è il nostro ultimo giorno sull'isola e, dopo aver fatto gli auguri di buon Natale ad amici e parenti in diretta via skype dal nostro pc, trascorriamo la giornata sull'immensa e deserta spiaggia della baia di Chateaubriand, e passeggiando nei dintorni della tribu di Luecila, piccolo centro abitato con l'immancabile chiesa un po' diroccata in riva al mare, ed una bellissima passeggiata su un sentiero a ridosso della spiaggia in mezzo alla natura. Nel pomeriggio, ci spostiamo sulla costa ovest dell'isola, per fare il bagno sull'isolata spiaggia di Peng, alle spalle di un grande e selvaggio palmeto in riva al mare.
In conclusione, Lifou ci è piaciuta molto; è sicuramente la meno turistica e più genuina tra le isole che abbiamo visitato, qui la vita si svolge in maniera semplice ed ordinata, la natura è di una bellezza incredibile anche se non c'è forse quell'aura di magia che pervade l'Isola dei Pini, la quale, pur nella sua semplicità, al confronto di Lifou potrebbe quasi sembrare un luogo affollato dal turismo.
26-29 dicembre, Ouvea e l'orizzonte infinito.
La mattina di lunedi 26 dicembre siamo già in movimento di nuovo, per l'ennesima volta rifacciamo i bagagli e partiamo. Tutti questi spostamenti ogni così pochi giorni sono stati un po' stancanti, ma ci hanno permesso di vivere un'esperienza straordinaria.
..Ad ogni tappa di questo viaggio in nuova caledonia, infatti, ci sembrava di ricominciare tutto da capo, è stato come fare tante vacanze diverse l'una dentro all'altra; Ad ogni ri-partenza ci chiedevamo: cosa ci aspetterà in questo nuovo luogo?
Questa volta la coincidenza aerea è maggiormente favorevole e così, dopo aver salutato alle 5,30 del mattino il nostro piccolo hotel sulla scogliera, ciao ciao... chissà se ci rivedremo mai, alle 9,30 stiamo gia' atterrando ad Ouvea.
Il primo impatto, quello con l'aeroporto, è ancora una volta diverso da quello delle altre isole: piccolissimo, un po' sporchino, con la biglietteria che si trova all'esterno, dove stazionano anche la maggior parte dei viaggiatori in attesa della partenza. Ci guardiamo un po' intorno chiedendoci da dove spunteranno i nostri bagagli ( e "se" stavolta ci saranno tutti!) quando magicamente si alza una saracinesca che pensavo fosse un garage ed ecco che un corpulento addetto inizia a distribuire la valigie: benvenuti ad Ouvea!!
Noi abbiamo dormito per 3 notti al Paradis d'Ouvea, una struttura a 4 stelle con bungalow sulla spiaggia di Mouli, il punto più bello dell'isola. Quando l'abbiamo prenotato nel 2011 non possedeva un proprio sito web, e le informazioni che si potevano trovare sull'albergo non erano tante; nel 2012 è stato interamente rinnovato ed ora ha anche un nuovo sito e si può prenotare anche sui siti come Booking.
Online si possono leggere recensioni di tutti i tipi su questo hotel, chi dice che è meraviglioso e chi che si tratta di una fregatura. In ogni caso, si tratta di un hotel parecchio costoso, ed è normale che le aspettative siano alte; ma se non si desidera soggiornare o non si trova posto - nei pochi gîte dell'isola o negli alloggi in tribù, è qui che bisogna alloggiare per forza. Oggi lo si può prenotare anche su Booking (lo puoi trovare qui), quindi non ci sono più tutte quelle dificioltà che avevo incontrato io.. ma ricordatevi che telefonando o scrivendo un'email direttamente all'albergo si può risparmiare tanto sulla tariffa del pernottamento.
Le nostre aspettative per quest'isola erano altissime e sono state tutte ampiamente ripagate!
Ouvea è magia pura, ma diversa dall'Isola dei Pini, qui tutto ruota attorno all'immensa laguna di cristallo abbracciata dalla lunghissima spiaggia che dall'abitato di Sant Joseph fino alla tribù di Mouli, dal nord al sud dell'isola, si snoda per oltre 30 km. La sua laguna è interamente patrimonio dell'Unesco, delimitata al largo da una serie di atolli, detti Pleiades du Sud e Pleiades du Nord, verso i quali si possono fare escursioni in barca.
La gente ad Ouvea vive nella maniera più semplice che ci si possa immaginare; abbiamo visto poche case "moderne", tante famiglie vivono nelle capanne tradizionali, in riva alla spiaggia, dove vengono accesi grandi falo' per preparare la bougna, il piatto tradizionale delle Isole della Lealtà, fatto con pesce, carne, tuberi e latte di cocco avvolti insieme in grandi foglie di banana; il tutto viene poi cotto sottoterra al calore delle pietre ardenti. Veramente buonissimo, l'abbiamo assaggiato pure noi. Un altro piatto tradizionale delle isole è la roussette, che non sapevamo cosa fosse, ma poi abbiamo capito che si tratta di carne di pipistrello.. sì avete capito bene, lo servono arrosto i piccoli ristorantini delle tribù, con tanto di testa ancora attaccata e lo si trova anche nei mercati locali... questo non l'abbiamo di certo assaggiato, mi veniva male solo al pensiero.
Il Paradis si trova nel punto più bello dell'isola, vicino al Pass oceanico di Mouli, sopra al quale si trova il famose omonimo ponte che collega l'isoletta di Mouli all'isola di Ouvea vera e propria. Dalla vicinanza con l'isoletta di Fayawa, qui si forma un'ampia laguna, riserva di pesca delle tribù locali, è vietato qualsiasi sport acquatico e persino la balneazione. Questo luogo è indescrivibile: i colori del mare, la lingua di sabbia che si forma con la bassa marea, le falesie di Lekiny .. ma può esistere un luogo più incredibile al mondo? Sporgendosi dal ponte si possono veder passare razze e tartarughe nella forte corrente del pass, ma all'interno della laguna si può fare snorkeling più tranquillamente con un'uscita guidata in barca.
Nell'unico giorno in cui abbiamo deciso di andare un po' in giro, con una macchina a noleggio ci siamo diretti a nord, verso l'abitato di Saint Joseph, dove un'altra chiesetta bianca e rossa si erge su di un piazzale proprio in riva al mare di fianco alla scuola; poi la strada diventa sterrata e prosegue in mezzo ad un fitto palmeto. è qui che ci siamo fermati da qualche parte per guardarci intorno e pensavamo di essere soli al mondo come una specie di novelli Robinson Crusoe... e invece no, a farci compagnia c'era un bello squalo di almeno due metri di lunghezza, proprio lì vicino alla riva, che faceva avanti e indietro... mmiiiii per fortuna che ce ne siamo accorti prima di buttarci a fare il bagno!
Nel pomeriggio della stessa giornata, poi, ci siamo diretti anche verso l'estremo sud dell'isola, passando attraverso la tribù di Mouli, anch'essa con la sua chiesetta in riva al mare, ed un grandissimo palmeto. In fondo c'è una piccola spiaggetta dove si potrebbe fare snorkeling in mezzo alle falesie, ma il mare era troppo agitato quando ci siamo andati noi.
Abbiamo passato ad Ouvea i tre giorni più rilassanti mai fatti in una vacanza, nella pace più assoluta
L'hotel non aveva nemmeno una tv ed il ristorante era molto bello a bordo spiaggia. Ci siamo goduti un mare completamente trasparente e cristallino con un'orizzonte che sembrava non finire mai, ci si poteva perdere con lo sguardo; ogni sera avevamo i nostri posti in prima fila davanti al bungalow per ammirare il tramonto. Persino di giorno il cielo aveva delle incredibili sfumature di rosa e di viola, mai visto nulla di simile in vita mia.
29 dicembre/4 gennaio: in giro per la Grande Terre.
Nel tardo pomeriggio del 29 dicembre l'idillio uveano finisce e saltiamo a bordo del nostro ultimo volo AirCaledonie che ci riporta a Noumea, questa piccola città che al confronto dell'isola che stavamo lasciando ci è sembrata quasi una metropoli.
Anche lasciare Ouvea ci ha fatto venire un po' di magone, ma contemporaneamente starci qualche giorno in più sarebbe stato quasi troppo, sentivamo di dover per così dire tornare un po' coi piedi per terra..
Abbiamo dormito una notte di passaggio nuovamente all'Hotel Le Lagon, in cui ci avevano conservato con cura un'altra valigia e i due famigerati giacconi invernali. Alla sera in camera, dopo aver radunato tutti i nostri bagagli, mi sono resa conto per la prima volta che avevamo al seguito ben due valigie, due borsoni ed altri due zainetti: va beh che siamo stati in giro 25 giorni ma di tutta questa roba quasi la metà poteva rimanere a casa, tanto per cambiare!
Così la mattina seguente, 30 dicembre, carichiamo tutta questa roba semi-inutile (ma quando imparerò a fare i bagagli??) sull'auto a noleggio ritirata la sera prima all'aeroporto di Magenta (Alamo, prenotata con Enoleggioauto, ma ritirata allo sportello Europcar, unico noleggiatore internazionale presente in questo aeroporto), e partiamo alla volta del Grande Sud, con l'intenzione di visitare il Parco della Riviere Bleue.
Il tempo è decisamente brutto e a detta delle previsioni sarà così fino alla fine del nostro soggiorno, quindi ci mettiamo il cuore in pace. Nei precedenti giorni di Natale c'erano state forti piogge ed anche un'alluvione nel sud della Grande Terre, ma le strade ora sono praticabili quindi partiamo e vediamo un po' in cosa c'imbatteremo.
Il paesaggio del sud è montagnoso ed il terreno ha ovunque una forte colorazione rossastra a causa dell'elevata presenza di minerali, nichel e ferro; nel giro di un'oretta arriviamo al grande lago artificiale di Yate', i paesaggi sembrano quasi lunari e s'iniziano ad intravedere le cime degli alberi che sbucano dalle acque del lago: è la grande foresta sommersa che però non potremo ammirare perchè il Parco delle Riviere Bleue è chiuso a causa dell'alluvione, che grandissimo peccato. Ci dirigiamo allora verso le vicine cascate della Madeleine, ci assicurano che quelle sono accessibili.
Arrivati al parcheggio presso le cascate ci fermiamo in macchina perchè nel frattempo si è messo a piovere a catinelle; vediamo alcuni sparuti visitatori correre al riparo di qua e di la', e qualcun altro, nella macchina di fianco alla nostra, che addenta un panino perchè è l'ora di pranzo e giustamente l'appetito si fa sentire. E che cavolo, anche noi siamo organizzatissimi: Filippo tira fuori baguette, prosciutto, acqua e frutta... ma che ci manca! Ci viene veramente da ridere come dei matti, speriamo che almeno piova un po' meno forte per poter visitare le cascate.
Appena possibile, saltiamo fuori e c'incamminiamo per il sentiero, la cascata della Madeleine per la verità si può ammirare solo da lontano e non è poi tutta questa cosa, ma il paesaggio circostante è molto bello ed il sentiero botanico è interessante e facile da percorrere, constatiamo che in questo tipo di terreno solo pochi tipi di piante riescono a sopravvivere.
Verso le 15 riprendiamo la strada per Noumea perch è ci aspettano almeno 3 ore di strada da percorerre: dobbiamo infatti oltrepassare la città e dirigerci ancora più a nord per arrivare in serata al paese di Bourail, in cui abbiamo un pernottamento gia' prenotato presso l'Hotel La Nera.
L'hotel La Nera si trova sulle sponde dell'omonimo fiume in mezzo ad una grande vallata. Ormai è sera, prima di andare a cena ci sistemiamo in camera (si tratta di poco di più che un motel), e riesco anche a trovare il tempo per un tuffo in piscina... sotto la pioggia ovviamente!
L'ambiente del ristorante sembra quasi in stile Far West, il menu è a base di cacciagione e gamberi di fiume, il posto è molto rustico e l'accoglienza calorosa, con la vista sulla verde vallata del fiume.
Per l'ennesima volta, ci sembra di essere stati catapultati in un mondo ancora diverso da tutti i precedenti!
La mattina seguente, ultimo giorno dell'anno 2011, riprendiamo il nostro viaggio verso nord, la prima tappa è per la spiaggia di Bourail con la caratteristica formazione rocciosa che sembra la testa di un uomo, detta Le Bonhomme, di fianco c'è anche la falesia della Roche Percée, la roccia forata. Qui la spiaggia è decisamente brutta, piena di tronchi e rami spezzati, sarà per il maltempo; saliamo in cima alle colline circostanti, punteggiate dei rossi flamboyant, alberi magnifici dalla dimensioni pazzesche, ed il paesaggio e la vista che si possono godere sulla costa sono decisamente idilliaci.
Proseguendo sempre in auto verso nord, vediamo alternarsi verdi colline con vallate e pascoli, mandrie di mucche e cavalli, piccoli ranch e fattorie: è la cosiddetta brousse, dove vivono i discendenti dei primi colonizzatori bianchi che hanno deciso di dedicarsi all'allevamento e alla vita di campagna. Ci fermiamo anche nella cittadina di La Foa, per visitare il giardino pubblico in cui è ospitata una mostra en plein air di sculture di artisti caledoniani e del Pacifico: ci rendiamo conto che la scultura dev'essere l'arte applicata più praticata in queste terre, abbiamo incontrato spesso infatti, durante tutto il nostro viaggio, piccoli atelier di scultori che esponevano e vendevano le proprie opere.
L'ultimo tratto di strada è la panoramica Koné-Kiwali, che taglia l'isola della Grande Terre da ovest ad est. Manco a dirlo, anche qui l'entroterra ci offre panorami idilliaci con corsi d'acqua e una vegetazione lussureggiante fatta di flamboyant, palme, pini colonnari e bambù giganti, solo per citare le piante di cui saprei dire il nome; se non fosse per la vegetazione tropicale sembrerebbe di essere tra le verdi vallate della Scozia. Sara' per questo che l'arcipelago è stato battezzato come Nuova "Caledonia" ? mi sa proprio di si.
Ci fermiamo in una bella piazzola di sosta allestita con area per il picnic, dividiamo la nostra merenda con un cagnolino affamato, e poi finalmente si riparte ed arriviamo a metà pomeriggio a Poindimiè all'Hotel Tieti Tera, praticamente l'ultima tappa del nostro viaggio in Nuova Caledonia.
Al Tieti Beach Resort (ex Tieti Tera) soggiorniamo in una camera standard, la struttura è nuova, elegante, e si trova direttamente sulla spiaggia; doveva essere la degna conclusione di questo viaggio, e invece è andata un po' diversamente.
Dopo tre giorni passati a scorazzare in lungo e in largo, siamo un po' stanchi ma c'è ancora la serata di capodanno da "affrontare": è prevista cena a buffet, discomusic (aleeee!!) e fuochi d'artificio sulla spiaggia; abituati come siamo ad andare a letto con le galline e svegliarci all'alba, ce la faremo a stare svegli??
Il ristorante è molto bello e la cena sontuosa: ostriche e aragosta a go-go, piatti caldi e freddi, antipasti, un buffet di dolci esagerato, strabuzziamo gli occhi davanti a tutto questo ben di dio. Resistiamo fino alla mezzanotte e poi si va a dormire, in barba alla discoteca che spara musica anni '70 a tutto volume.
La mattina seguente ci svegliamo con calma per il brunch, e scopriamo che il menu è praticamente identico, e le pietanze sembrano riciclate dagli avanzi della sera prima (?), rimaniamo un attimino interdetti, visto anche il costo del buffet (50 euro a testa..)
Hienghéne e la Poûle Couveuse
Dopo esserci concessi una giornata intera di riposo in hotel e sulla spiaggia, nel cui mare abbiamo avvistato un'altra meastosa creatura marina, una grande razza che nuotava molto vicino a riva, il terzo giorno lo dedichiamo alla scoperta di Hienghéne, che si trova a circa un'ora a mezza di macchina a nord di Pondimié. L'attrattiva principale della cittadina sta nella sua bellissima baia, nella quale una strana formazione rocciosa emerge dalle acque con le forme che ricordano quelle di una gallina che cova, e difatti è chiamata la poule couveuse.
Nelle vicinanze ci sono anche le maestose rocce di Linderalique, altissime formazioni di roccia calcarea che spuntano dal mare vicino alla costa. Dall'alto di una terrazza si può ammirare il panorama tutto intorno, qui ci sono anche dei tavoli da picnic e siccome siamo ben attrezzati come al solito con baguette e così via, pranziamo proprio qui, di fronte a questo incantevole panorama.
Quello di Hienghéne è anche il territorio da cui proveniva Jean-Marie Tjibaou, la cui tribù di origine era quella di Tiendanite, che si trova qui tra le montagne da qualche parte. Anche qui nel Nord i territori sono tutti suddivisi tra le diverse tribù, i cui nomi sono segnalati dai diversi cartelli lungo la strada.
Proseguiamo ancora un po' verso nord per arrivare fino all'attraversamento del corso d'acqua dello Ouaieme con il suo traghetto fluviale azionato manualmente 24h/su 24h tramite un sistema ad argano e verricello, unica via possibile per proseguire la strada verso nord, qui non esiste infatti un ponte e non è mai esistito. Direi che si tratta di una cosa veramente curiosa e caratteristica ed è anche una delle principali attrazioni turistiche della zona, ma non aspettatateli di dover fare la fila per accedervi, qui non c' è anima viva!
La strada si snoda lungo la montagne a picco sul mare, con piccole cascatelle e corsi d'acqua che scendono lungo il versante, è uno spettacolo veramente mozzafiato. Arrivati fino alla cascata di Tao, lasciamo la macchina parcheggiata in strada, e prendiamo un piccolo sentiero che attraversa una proprietà privata, dove si trova un'abitazione, un piccolo orto con ogni ben di dio, comprese le piante di ananas e di vaniglia: in pochi metri quadrati questa famiglia aveva piantato tutto quello che le poteva servire, veramente incredibile.
Ai lati del sentiero, mentre camminavamo, nel corso d'acqua abbiamo visto nuotare delle tartarughe, siamo andati avanti un po' finche' il terreno lo permetteva, poi siamo tornati indietro perchè era troppo scivoloso; anche qui, nessun visitatore, ci sembrava sempre di essere le uniche persone al mondo. Gli unici che abbiamo incontrato sono stati i padroni di casa, con i quali ci siamo scambiati un semplice saluto: grazie per averci fatto passare dalla vostra casa!
Sulla strada del ritorno oltrepassiamo un ponticello dove alcune donne e bambini sono fermi a pescare nel fiume, semplicemente con una lenza gettata in acqua; ecco, invece di fare la spesa al supermercato, qua fanno così !
La sera consumiamo la nostra ultima cena in hotel, ed ancora ci propinano praticamente lo stesso buffet... io non ho parole, il problema è che non c'è un menu è la carte e non si può scegliere che ne so.. di mangiare solo un'insalatina, ed inoltre nei dintorni non c'è assolutamente nulla, non abbiamo visto altri locali in cui mangiare, quindi ci dobbiamo adattare per forza. Compriamo anche qualche souvenir nella boutique dell'albergo, gli oggetti intagliati in legno sono veramente belli e sono originali, fatti dagli artigiani del posto. Come souvenir da portare a casa, a questi si aggiungono anche alcune grandi conchiglie che ci hanno venduto alcuni ragazzini nelle bancarelle lungo la strada, sono veramente belle tutte lucidate e ripulite, abbiamo avuto il dubbio che fosse giusto portarcele via, ma tant'è, loro le vendono per pochi euro e noi le abbiamo comprate come ricordo.
..E così, arriva anche la mattina del 3 gennaio in cui salutiamo Pondimie'..
Purtroppo Filippo non sta bene, febbre e problemi intestinali, decisamente qualcosa con quel ristorante non ha quadrato, io non ho toccato il pesce crudo e difatti stavo benissimo; oltretutto il conto finale è veramente salato. Tutto ciò ci ha fatto andare veramente di traverso gli ultimi giorni di vacanza, senza contare il fatto che è praticamente sempre piovuto per 3 giorni.
Il nostro percorso di ritorno prevede di rientrare verso l'aeroporto internazionale La Tontouta percorrendo la strada costiera verso sud fino a Houailou, per poi addentrarci nell'entroterra passando per Sarramea e risbucare sulla costa ovest proprio a Bourail, dove ci trovavamo qualche giorno prima. Da qui fino all'aeroporto c'è ancora circa un'ora di macchina. L'attraversamento delle montagne dell'entroterra doveva essere una piacevole escursione e invece siamo preoccupati perch è Filippo non sta bene, tocca guidare a me in mezzo alle montagne ed alle miniere di nichel, con degli strapiombi allucinanti, la nebbia e la pioggia!! proprio una simpatica scampagnataaaa!! Impieghiamo circa 5 ore con le dovute soste per arrivare all'hotel Tontoutel, a 1 km dall'aeroporto, e finalmente Filippo si può rimettere a letto, letteralmente imbottito di medicine che per fortuna avevamo con noi.
Nel frattempo, io avrei gradito farmi un tuffo nella piscina dell'albergo, ma più che una piscina sembra uno stagno, impraticabile, allora mi metto in veranda e mi collego a internet e dulcis in fundo... devo scrivere le cartoline!! Mia mamma mi aveva detto prima di partire che non dovevo arrischiarmi a tornare a casa senza averle spedito una cartolina dalla Nuova Caledonia! Difatti sono giorni che ce le portiamo dietro, comprate all'Isola dei Pini, e finalmente posso scrivere queste benedette cartoline.
La mattina seguente Filippo per fortuna sta meglio, restituiamo la vettura a noleggio al desk aeroportuale, e il nostro volo per Tokyo decolla puntualissimo alle ore 12.
E così, salutiamo la Nouvelle Caledonie, questa terra così strana, così piena di contraddizioni, e così magica.. con un po' di rimpianto per le cose non viste e per il maltempo, e con il magone per tutte le meraviglie che ci sono passate davanti agli occhi: ogni isola offre panorami ed ha caratteristiche diverse, senza parlare poi dello stile di vita delle persone che ci ha lasciato letteralmente increduli, non ce lo dimenticheremo mai. E credo anche che nonostante i 22 giorni passati qui, abbiamo visto soltanto una minima parte di tutto quello che questa terra può offrire... au revoir torneremo sicuramente.. prima però dovremo trovare i soldi perchè questo viaggio ci ha LETTERALMENTE PROSCIUGATO LE FINANZE...
..AU REVOIR NOUVELLE CALEDONIE, SEI VERAMENTE UNA TERRA MERAVIGLIOSA E CHE CI HA STORDITO (parola di Filippo che è ancora stordito adesso, a molti mesi dal ritorno... He he)
Termina il viaggio, leggi : Come organizzare l'itinerario din Nuova Caledonia, info costi ed indirizzi
Organizzazione del viaggio: costi, informazioni, indirizzi
L'organizzazione di questo viaggio non è una cosa semplice, ugualmente però io consiglio di fare tutto in modo indipendente perchè rispetto al viaggio organizzato in agenzia*, a parità di sistemazioni e tutto, il risparmio è notevole, fino al 25-30%, il che, visti i costi complessivi elevati, corrisponde ad una cifra di tutto rispetto.
*avevamo un preventivo di agenzia viaggio con lo stesso itinerario ed hotel ed abbiamo fatto il confronto.
Il volo intercontinentale per la Nuova Caledonia.
Le rotte possibili sono molteplici, nel periodo in cui cercavo il miglior volo per le nostre esigenze, la tariffa e la rotta migliore (cioè con meno ore di viaggio) era quella offerta da AirCalin/FinnAir (AirCalin è la compagnia nazionale della Nuova Caledonia), con scali a Helsinki ed in Giappone. Noi invece abbiamo scelto la tratta operata da AirFrance / AirCalin, un po' più cara, ma che ci ha permesso di effettuare uno stopover e di scegliere di volare con la classe Premium Voyageur.
Le rotte di AirFrance prevedono uno scalo a Parigi ed uno in Giappone o in Corea. è possibile arrivare in Nuova Caledonia anche volando dall'emisfero australe via Sidney, con compagnie come Emirates, Qantas o Cathay Pacific. Il costo minimo del volo ruota attorno ai 1000-1300 euro in Economy ed in bassa stagione, mentre la durata effettiva del volo è tra le 23 e le 25 ore, scali esclusi.
Consiglio vivamente di non farsi tutta la tirata in aereo, soprattutto in economy class; noi abbiamo fatto uno scalo in Giappone (ad Osaka all'andata ed a Tokyo al ritorno), siamo usciti dall'aeroporto (questo significa passare i controlli dell'immigrazione, procedura un poco lunga ma tutto sommato scorrevole) e siamo andati a dormire nell'albergo più vicino. La mattina seguente abbiamo proseguito il viaggio.
Itinerario Nuova Caledonia.
Una volta prenotato il volo intercontinentale (a marzo 2011), abbiamo iniziato a pensare all'itinerario.
La Nuova Caledonia è composta da diverse isole e visitarle tutte è impensabile, a meno che non si abbiano a disposizione almeno 4 o 5 settimane. Inoltre, a noi, nei luoghi che visitiamo, piace soffermarci e gustarceli piano piano, e non soltanto correre come formiche impazzite da un posto all'altro, sempre con la valigia in mano.
Ragion per cui abbiamo fatto delle scelte, scartando la parte più a nord della Grande Terre, l'isola più grande che è lunga circa 500 km, e l'isola di Maré, e suddividendo le nostre 3 settimane in questo modo:
(Con il senno di poi, farei qualcosa in meno a Lifou e qualche giorno in più all'Isola dei Pini, che offre molte possibilità di escursioni in mare ed è il posto più bello che io abbia mai visto... ma tutto ciò prima di partire era difficile da prevedere!).
Collegamenti tra le isole della Nuova Caledonia.
Le possibilità per spostarsi fra le isole dell'arcipelago sono due, volo o traghetto:
Viaggiare col traghetto è più economico, può essere una soluzione da prendere in considerazione per raggiungere l'isola dei Pini, che dista circa 2 ore e mezza di navigazione; i tempi però si allungano fino a 5 o 6 ore per raggiungere le Isole della Lealtà.
Prendere il traghetto, quindi, è una soluzione che può andar bene per chi non ha molta fretta e non soffre il mal di mare. In linea generale i turisti si spostano con i voli interni, i cui tempi di percorrenza sono tra i 25 ed i 40 minuti di volo, e bisogna tenere in considerazione il fatto di dover fare sempre scalo a Noumea; non esistono infatti voli diretti tra le isole (eccezion fatta per un volo che opera tra Lifou ed Ouvea, ma che spesso viene cancellato per mancanza di un numero minimo di viaggiatori, quindi non è una tratta molto affidabile).
Gli aeromobili dell'Air Caledonie sono degli ATR72, decollano dal piccolo aeroporto di Magenta, situato nell'immediata periferia di Noumea, ed i voli tra le isole sono spettacolari perch è offrono panorami meravigliosi... noi abbiamo fatto ben 6 voli interni, uno più bello dell'altro: ho pensato spesso guardando dal finestrino che dovrebbero far pagare soltanto per la bellezza del panorama!
PER RISPARMIARE: richiedete il PASS riservato ai turisti internazionali
Per ottenere questa tariffa preferenziale dovrete acquistare un minimo di 4 tratte aeree. Per l'acquisto potete rivolgervi direttamente alla compagnia aerea AirCaledonie, oppure ad un'agenzia viaggi di Noumea come Pacific Lagon, il ricarico è minimo.
Alberghi e gîte: dove dormire in Nuova Caledonia.
Noi per questo viaggio abbiamo scelto di soggiornare solo in hotels. All'epoca in Nuova Caledonia ancora non c'era Airbnb e gli unici alloggi da privati si trovavamo sui siti di gîtes ma non avevamo trovato quello che faceva al caso nostro.
PRENOTAZIONI DI HOTEL IN NUOVA CALEDONIA
Tramite i siti degli alberghi, perchè gli hotel in molti casi offrono sconti per chi prenota direttamente dai loro siti, oppure se si alloggia in più di uno degli alberghi del gruppo. Questo succede per gli hotel del gruppo Tera (si trovano a Noumea e Isola dei Pini) e Grands-Hotels.
Scrivete una mail direttamente oppure addirittura TELEFONATE (i numeri di telefono li trovate online nei siti ufficiali del Turismo); consiglio di ricorrere ad un'agenzia di viaggio locale se la struttura non ha un suo sito web e non è prenotabile in nessun altro modo. L'Hotel Paradis a noi ha fatto uno sconto del 25% a seguito di prenotazione telefonica!
I più importanti hotel di Noumea (l'unica località in cui si trova una scelta di alberghi abbastanza vasta) sono prenotabili anche tramite agenzie di viaggio online come Expedia o Booking.
Ecco quindi gli hotel in cui abbiamo soggiornato noi:
In generale alberghi e strutture rispondono abbastanza celermente alle mail, alcuni per la conferma vi richiederanno una caparra, altri no. Il transfert dall'aeroporto o dal porto con navette private può essere richiesto all'albergo; a Noumea e all'Isola dei Pini però girano anche i taxi, ed abbiamo scoperto solo in un secondo momento che le tariffe erano più convenienti. Dall'aeroporto internazionale esiste anche una linea di autobus per il centro città.
PER RISPARMIARE ULTERIORMENTE: scegliete una struttura che abbia anche appartamentI
oppure che abbia in camera perlomeno frigo e bollitore per the/caffè; in questo modo potrete prepararvi qualche pasto indipendentemente, senza dover ricorrere sempre al ristorante. A Noumea i negozi non mancano, sulle isole invece scarseggiano, comunque la possibilità di acquistare baguette e prosciutto la troverete quasi sempre, aggiungete qualche frutto ed una bibita, et voilà.. il pranzo è servito!
PER RISPARMIARE ULTERIORMENTE: ALTERNATIVE AGLI HOTEL IN NUOVA CALEDONIA
GÎTE, GUESTHOUSE, ALLOGGI CHEZ l'HABITANT (da privati) e CAMPEGGI
In Nuova Caledonia c'è la possibilità di risparmiare sugli alloggi, perchè in molte località si può alloggiare presso le tribù, che di solito offrono anche un servizio di ristorazione. Questo tipo di alloggio è molto diffuso soprattutto sulle Isole della Lealtà.
Sulla Grande Terre, al di fuori di Noumea, invece, troverete anche campeggi e guesthouse tradizionali, senza necessariamente alloggiare in una tribù (di solito sono gli alloggi più spartani di tutti ma sono curati).
Consultate il sito gitesnouvellecaledonie dove potrete trovare molte piccole strutture ed attività legate al turismo gestite da persone del posto.
CASE VACANZA E NUOVI HOTEL IN NUOVA CALEDONIA.
Dalla data del mio soggiorno (2011) il turismo in Nuova Caledonia si è sviluppato, sono stati costruiti nuovi hotel molto belli ed ecosostenibili e sono disponibili molte case vacanza e alloggi da privati sia su Airbnb che su Homeaway, soprattutto a Noumea e sulla Grande Terre. Perciò vi consiglio di consultare anche questi siti prima di decidere per la vostra sistemazione.
Escursioni ed auto a noleggio.
Tutte le strutture, anche quelle più piccole, vi offriranno la possibilità di noleggiare auto, scooter oppure bici ed organizzano varie escursioni.
Prenotate questi servizi con anticipo, in modo particolare sulle isole più piccole (Ouvea e Isola dei Pini). E' sufficiente telefonare qualche giorno prima del vostro arrivo, anche quando magari vi trovate già in Nuova Caledonia. Noi abbiamo fatto fatica in queste isole a trovare un'auto a noleggio non avendola richiesta con anticipo. Questa difficoltà non dipende soltanto dall'afflusso turistico, ma anche dal fatto che di mezzi ce ne sono pochi a disposizione.
Se volete fare il giro della Grande Terre, prenotate l'auto a noleggio dall'Italia; l'unica compagnia che ha un ufficio in entrambi gli aeroporti, ed uno anche a Noumea città, è Europcar. Ci sono anche noleggiatori locali, ma il costo è più alto rispetto ad un'auto a noleggio prenotata dall'Italia. Sulle isole più piccole invece, non c' è molta scelta, ci sono soltanto i noleggiatori locali; il costo per un'utilitaria è intorno ai 65 euro al giorno, in compenso la benzina costa 1 euro al litro e le strade sono in buono stato. Ad Ouvea e Isola dei Pini può bastare anche uno scooter per girare, ma il costo del suo noleggio non è di molto inferiore all'auto. Le bici noleggiate in albergo costano intorno ai 15 euro al giorno a persona.
Quanto costa un viaggio in Nuova Caledonia: tirando le somme.
Per un viaggio in questo arcipelago va messa in conto una spesa piuttosto elevata: gli alberghi sono pochi e spesso molto costosi, il volo intercontinentale può venire a costare un botto pure quello, ed infine il costo della vita sul luogo è pari a quello europeo. Per farsi un'idea dei prezzi:
Come spendere il minimo in un viaggio in Nuova Caledonia.
Noi abbiamo sempre dormito in albergo e utilizzato le auto a noleggio. Esistono tuttavia anche altre soluzioni d'alloggio, prime fra tutte quelle presso le tribù. Si tratta di sistemazioni molto spartane ma curate, in piccole case o capanne di solito sulla spiaggia, con servizi igienici in comune, spesso anche un'area camping ed un servizio ristorazione.
Per spendere il minimo durante una vacanza in Nuova Caledonia quindi dovreste:
Informazioni generali, siti del turismo.
Un'ottima fonte sono i siti ufficiali del turismo, per trovare informazioni, indirizzi e numeri di telefono delle strutture e dei servizi turistici accreditati. In modo particolare è molto ben fatto il sito delle Isole della Lealtà. Spettacolare e con bellissimi video ed immagini il sito della web-tv Nuova Caledonia, semplice e chiaro quello del Turismo Provincia Sud, entrambi pubblicati anche in lingua italiana; ricco di informazioni quello del Turismo Provincia Nord (in francese).
Considerazioni finali: pro e contro di questo viaggio.
CONTRO
PRO:
La Nuova Caledonia è una destinazione straordinaria, la natura è incontaminata e se riuscirete ad entrare un minimo in contatto con la popolazione locale scoprirete un modo di vivere che definire "fuori dal mondo" è il minimo, e tutto ciò considerando che si tratta di un paese "civilizzato" e con tutti i servizi (scuole, ospedali, rete stradale ecc.).
In ogni caso.. organizzare da sola questo viaggio è stato faticoso ma di estrema soddisfazione, ogni cosa ha funzionato a meraviglia e non abbiamo avuto il minimo intoppo. E se state pensando al vostro viaggio di nozze, sappiate che si tratta della destinazione ideale per una romantica fuga a due lontano da tutto!
Le guide di viaggio sulla Nuova Caledonia
Petit Futé: Nouvelle Calédonie - ed. 2017 Lingua: francese
Sud Pacifico Lonely Planet - edizione 2017 - contiene una cinquantina di pagine sulla Nuova Caledonia - lingua: italiano
Lonely Planet: Vanuatu & New Caledonia ed. 2017 - Lingua: inglese
Per approfondire i singoli argomenti, informazioni su come organizzare, leggi anche i dettagliati articoli sul blog:
Noumea: la porta d'ingresso in Nuova Caledonia >>
Ouvea: l'isola più vicina al paradiso >>
Nuova Caledonia: dove dormire all'Isola dei Pini >>
Assaggiare il bougna, il piatto tipico della Nuova Caledonia >>
Come organizzare un viaggio in Nuova Caledonia fai da te >>
Tutti gli articoli sulla Nuova Caledonia >>
Ti è piaciuto questo diario di viaggio? condividilo, potrebbe essere utile anche ad altri!
ABBIAMO SOGGIORNATO QUI:
Hotel Le Lagon*** a Noumea >>
Gite Nataiwatch camping e bungalow - all'Isola dei Pini >>
Hotel Paradis**** a Ouvea >>
Hotel Oasis de Kiamu a Lifou>>
Hotel Tieti *** a Poindimie >>
Hotel Nikko Kansai stopover Osaka
Hotel Narita Tobu, stopover a Tokyo
VOLI:
AirFrance
SITI DEL TURISMO:
Sito ufficiale turismo Nuova Caledonia (italiano) >>
cerca tra gli alloggi consigliati da Mafalda per soggiornare in viaggio in..